Giovan Bartolo Botta

Articolo Uno

In attualità, racconti di quarantena, racconti o resoconti on aprile 23, 2024 at 4:34 PM

L’hanno catturato. Hanno braccato il ministro. Il ministro. Quello della salute pubblica. Quello che c’ha la faccia da facocero sofferente di ittero. Quello che in tempi. Di pandemia farlocca. Ha inoculato sieri genici sperimentali. Sotto ricatto. Obtorto collo. A cani e porci. Come se non ci fosse un domani. Quello che ha schiaffato, a sfregio, nel sangue dei poveri cristi. Una specie di bomba ad orologeria. E l’ordigno, prima di subito, ha cominciato ad esplodere. La gente a cadere. Come mosche. E a sto giro, vista la fregatura, al popolo gli è salito il chiccherone. Ha scapocciato, il popolo. L’hanno chiappato. A casa sua. All’alba. bello satollo. Bello brasato di biscotti al latte. Di frollini al cacao. Senza scorta. Gli sono imbucati in casa. L’hanno spogliato. L’hanno sbarbato. Gli hanno versato addosso. Cento taniche di acqua di colonia. L’hanno conciato con un pigiamino di flanella. Colore della merda. Colitica. Stretto, stretto, tipo che gli calza come se fosse un ciuccio. L’hanno trascinato sulla pubblica piazza. E hanno dato inizio alle danze. Gliel’hanno fatta pagare. Pagare Cara. Cara e salata. La sua. È stata una punizione. Esemplare. Senza sonno. Senza ristoro. Senza sosta. Senza riprendere fiato. Il popolo. L’ha preso all’alba. Colla fetta biscottata. Ancora affogata nell’OrzoBimbo. L’ha fatto vestire da Pinguno Delonghi. E l’ha costretto. Alla più disdicevole delle pene capitali. Pompini. Pompini a stecca. Pompini a raffica. Pompini con l’ingoio. Su e giù per lo stivale. -mamma mia che vi siete persi! Ha scritto qualche buon tempone. Sui muri di qualche cimitero. Che ospitava. I morti, loro malgrado, di malore improvviso. Causa vaccino. Hanno catturato il ministro della malasanità. Quello che col suo diserbante putrido ha reso invalidi mezzi disgraziati. Innocenti. L’hanno trasportoto su e giù per il Paese. A fare pompini. Niente spiegazioni. Niente chiarimenti, no, no. Pompini. Da nord. A sud. Da est. A ovest. Solo pompini. Succhiotti delicati. Suziate belle muscolari. Poco importa. Ciò che conta. E che siano. Pompini. Coll’ingoio, questo è chiaro. Pompini per i più anziani. Pompini per i più piccini. Purché maggiorenni, questo è chiaro! Questa è una resa dei conti! Mica una cena elegante! Echeccazzo! Pompini a gitto fordista! Prima gli hanno lussato la mandibola. Per sicurezza. Per tutelarsi. Per fare in modo che d’istinto, al balordo, non gli venga da mordere. O che i nervi, da riflesso, non gli serrino inavvertitamente le fauci. Prima l’hanno reso mansueto. Dopodiché. Pompini. Pompini. E cunnislinguate. A bocca morta. Sotto i monti di venere, del pubblico femminile! Certo, è stata dura. È stata dura, tenere l’erezione o irrorare la vulva, davanti a quella sottospecie di stoccafisso, mascherato da sgorbio! Toccava darci giù di fatasia! Ma questa è la legge. La nuova, e oserei dire, a tratti misericordiosa, legge del taglione. Incostituzionale, certo. Ma anche parecchio pratica. Duttile, maneggevole. E indirizzata, verso il perdono. Verso il perdono dell’anima. Del progetto dell’anima. Ogni anima pia, si incarna nei mondi densi di terza dimensione. Per portare a termine. Un progetto. Per compiere un disegno. Il disegno divino dell’anima. Quello del ministro della sanità. Era quello di pestare la supposta nel retro della gente. Per svegliarla. Per destarla dal sonno. Il suo sacreficio animico, è stato un gesto nobile. Che ha prodotto morti, feriti e dispersi, certo. Ma se si cambia il punto di vista della prospettiva. È stato un gesto ardito, coriaceo, che ha provocato risveglio. Risveglio delle coscienze. E dunque, come ringraziamento per il disturbo, l’apice del contrappasso. Sarà praticare la nobile arte della fellatio. All’intera Nazione. Senza sputare. Niente contumacia. Niente sedia elettrica. Niente cippo del boia. Niente cani che sbranano. No, no. Solo perdono. Perdono, misericordia, cunnislinguate. E pompini. Un attività orogenitale. Praticata su sessanta milioni di individui. Pubblicamente. In mondovisone. Più che una pena. Più che una punizione. Più che un castigo. Più che una penitenza. Oserei dire. Una festa. Un party. E così il ministro babbano si suka si lecca si ciuccia e si lippa ogni città, ogni comune, ogni paesello, ogni frazione, ogni borgata sul bricco. Animali domestici compresi. E poi, arrivato alla tappa finale, tipo come in un tour elettorale, ebbro di umori, gonfio di liquidi organici, viene nuovamente trascinato a forza. Sulla pubblica piazza. Da dove tutto era partito. Gli viene iniettata la sua prima dose. Quella vera però. Non quella posticcia. E si va ai saluti finali. Come da copione. Come sta scritto. Sul bugiardino. Come ciò per cui serve. Davvero. Questo cosidetto. Erroneamente. Fottuto. Maledetto. Bastardo. Inveracondo. Vaccino.

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